Cartesio

"Penso quindi sono"

 

Vita

(1596-1650) Nato a La Haye en Touraine in Francia, René Descartes (latinizzato in Cartesio), dopo aver studiato dai gesuiti, si arruolò inizialmente nell'esercito dei Paesi Bassi per combattere la guerra dei Trent'anni. Successivamente compì numerosi viaggi prima di trasferirsi a Parigi, sede dalla quale tenne una fitta corrispondenza con tutti gli intellettuali europei del tempo. Divenuto famoso grazie ai suoi libri, accettò l'invito della regina Cristina di Svezia, sua ammiratrice, a recarsi a Stoccolma dove morì alcuni mesi dopo il suo arrivo. Opere principali: Discordo sul metodo; Meditazioni metafisiche.


Pensiero

Le recenti rivoluzioni scientifiche avevano convinto Cartesio della necessità di trovare un nuovo metodo di indagine filosofica che non fosse quello aristotelico, il quale aveva dato per scontato che il mondo esistesse indipendentemente dagli uomini e dalle loro coscienze; Cartesio ha avuto il merito di rivoluzionare la riflessione filosofica che, da lui in avanti, riguardò il rapporto di corrispondenza che intercorre tra il mondo e il contenuto del pensiero. Cartesio indica inizialmente una "morale provvisoria", cioè una serie di regole morali a cui attenersi prima -i giungere alla scoperta dei principi chiari ed evidenti (per esempio l'obbedienza alle leggi e ai costumi del paese in cui si vive, cambiare se stessi e non il mondo...etc.); successiva-mente individua 4 regole per arrivare alla vera conoscenza: evidenza (non si può accettare nulla che non abbia il carattere della chiarezza e della distinzione), l'analisi (scomposizione del problema nelle sue parti più semplici); sintesi (ricostruzione del problema scomposto) e enumerazione (verifica dell'affermazione in modo da eliminare eventuali errori residui). Partendo dalla prima regola, Cartesio afferma che occorre dubitare di tutto ciò che non è percepito come chiaro e distinto tanto meno se proveniente dalle percezioni sensibili di cui non si ha alcuna prova che corrispondano alla realtà, ma che anzi siano ingannatrici per mezzo di un "genio maligno" che si diverte alle spalle degli uomini; questo suo atteggiamento di critica radicale viene definita "dubbio iperbolico".

Cartesio, nella sua ricerca di una "solida roccia" dove costruire la propria filosofia, arriva alla conclusione che l'unico aspetto della realtà che viene percepito indubbiamente, in modo chiaro e distinto, è il pensiero entro il quale il dubbio viene espresso; l'esistenza incontrovertibile di tale pensiero permette di affermare quindi "cogito ergo sum" (penso dunque sono). Il pensiero (cogito) è quell'entità minima, che resiste al dubbio iperbolico e dalla quale si può partire per iniziare ogni ragionamento successivo. Dal pensiero Cartesio trae il concetto di idee che sono il contenuto immediato del pensiero e si dividono in tre generi: idee innate (presenti nell'uomo fin dalla nascita sono verità in impresse nel pensiero stesso), idee avventizie (provengono dal mondo esterno al pensiero attraverso la percezione sensoriale) e idee fattizie (tutte quelle idee false che non hanno nessun riscontro con la realtà e appartenenti alla fantasia). Cartesio si pone il problema dell'idea di Dio di cui prova l'esistenza affermando che se nell'uomo, essere imperfetto, alberga l'idea di un essere perfettissimo, ciò significa che questa idea gli proviene da un essere più perfetto di lui; quindi il solo pensare l'assoluta perfezione divina implica la reale esistenza di Dio.

In accordo con i nuovi principi della scienza moderna, Cartesio esclude l'esistenza di principi metafisici (motori immobili, intelligenze angeliche..) che governano il mondo, ma considera l'universo fisico una grande macchina, retta da principi fisici (legge d'inerzia, legge della conservazione della qualità del moto..); anche l'uomo è una macchina fisica ma in lui esistono fattori che non conciliano con il determinismo della natura (dimensione spirituale, il libero arbitrio..). Non riuscendo a trovare analogie tra questi due aspetti, Cartesio arriva quindi a dividere la realtà in due sostanze distinte: "Res cogitans" (=cosa pensante), il pensiero, privo di dimensione spaziale e temporale, e "Res extensa" (=cosa estesa), il mondo materiale, finito, determinato, entro il quale i corpi e gli oggetti occupano un certo spazio e vivono una certa temporalità. Per Cartesio anima e corpo (ovvero res cogitans e res extensa) sono due sostanze ben distinte, le quali trovano però un punto di incontro nella ghiandola pineale, che permette alla sostanza estesa di penetrare nei corpi e ai corpi di dialogare con la sostanza inestesa. Per Cartesio l'anima è la res cogitans, ovvero il cogito, il pensiero; tutto ciò che non è pensiero, compreso il corpo umano (compresa la vitalità stessa che lo anima), è un fatto puramente meccanico.

  • Per studiare il mondo bisogna stabilire un metodo rigoroso. E' necessario dubitare di tutte le certezze derivanti dalle percezioni sensibili (dubbio iperbolico)
  • L'unico aspetto della realtà di cui non si può dubitare è il pensiero che mi fa dubitare (Cogito ergo sum)
  • Esistono quindi due sostanze che formano il mondo; la realtà (Res Extensa) e il pensiero che pensa la realtà (Res Cogitans)
  • La conoscenza nell'uomo avviene grazie alla ghiandola Pineale, che permette un relazione tra realtà esterna e il pensiero interno all'uomo 
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